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Obama e la bufera delle elezioni di mid-term

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I più recenti sondaggi pubblicati sul New York Times vedono un Obama in netta caduta, sia in termini di popolarità che di consensi. Brutta storia se si pensa che le elezioni di mid-term sono prossime e che i Democrats stanno cercando in ogni modo di dare vita a una campagna elettorale efficace.

Secondo l’eminente testata il partito democratico potrebbe perdere, al Senato, fra i 6 e i 7 seggi: stando ai dati elaborati dal FiveThirtyEight forecasting model il gruppo del presidente avrebbe approssimativamente il 20% di possibilità di perdere 10 o più posti nella Camera Alta, cosa che costerebbe ai democratici il controllo della stessa. Le statistiche prevedono l’11% di possibilità di perdere 9 seggi, così da scendere a soli 50 voti favorevoli e renderli molto vulnerabili. La media delle oltre 100 mila proiezioni ha dato come risultato di 6,5 seggi in meno al Senato. Il 2 novembre è sempre più prossimo e recuperare un 5% di perdite di consensi, visto anche il fatto che non vi sono più molti indecisi dell’ultimo minuto, sembra poco plausibile.

Le proiezioni si basano su un modello statistico che mette a paragone gli attuali consensi politici nonché i dati demografici, con quelli dei passati sei cicli di elezioni. L’attendibilità?

I risultati che sono stati proposti mostrano come, in tempi recenti, un candidato al Senato che fosse in vantaggio di 7 punti a 10 settimane dal voto, abbia poi vinto circa l’80% delle volte; altrimenti, un candidato con ben 12 punti di vantaggio è stato rilevato vincente il 95% delle volte. Il modello, dunque, risulta molto attendibile considerando anche che, nel 2008 ha previsto correttamente i risultati di tutte e 35 le elezioni della Camera Alta. Inoltre, ad ogni nuova elezione il modello viene ricalibrato, affinché ‘impari’ a calcolare anche il grado di approssimazione con cui effettua le previsioni e si migliori.

Gli Stati in cui è quasi certa la sconfitta sarebbero: North Dakota, Arkansas, Indiana e Delaware. Intanto, però, l’ombra di John McCain riappare alle spalle di Obama, poiché il senatore repubblicano ha vinto le primarie del suo partito in Arizona e si appresta a presentarsi per il rinnovo del Senato. A fronte del vertiginoso calo di consensi che sta sperimentando il presidente nordamericano, c’è da chiedersi se questa non sia una nuova nota dolente.

A cosa può essere dovuto tale calo? Nelle ultime settimane si sono susseguiti diversi avvenimenti rilevanti per la politica statunitense. In primis, il famoso Financial Bill: grande riforma del sistema economico e bancario statunitense che avrebbe dovuto dare una spinta rinvigorente ai conti del Paese, ma anche aiutare quelli dei cittadini. Ebbene, nel momento in cui, per la prima volta dopo le sue elezioni, Obama si trova ai minimi storici di popolarità, arriva la notizia che la banche avrebbero ancora un ampio margine per continuare a speculare. In effetti, la riforma finanziaria prevede che gli istituti di credito non possano rischiare capitali propri, ma questo non impedisce loro di utilizzare fondi dei clienti per fare investimenti ad alto rischio.

La consulente finanziaria Janet Tavakoli ha commentato dicendo: “Puoi usare l’attività del cliente come copertura praticamente per qualsiasi cosa” – e ha continuato – “ecco un aspetto in cui il Financial Bill non agisce”. Dal canto suo, il presidente ha riunito il suo team per continuare a discutere dell’economia del Paese: dal luogo di villeggiatura Obama fa sapere che si stanno tracciando nuovi interessanti progetti, quali quello di consentire finanziamenti sia pubblici che privati per favorire progetti di infrastrutture per i trasporti.

Abbiamo bisogno di progetti infrastrutturali del ventunesimo secolo, che possano portare alla creazione di centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro” ha fatto sapere il presidente da Seattle.

E non solo le pessimistiche previsioni di una nuova recessione economica hanno fanno colare a picco i consensi dell’ inquilino della Casa Bianca, ma anche la sua intenzione di costruire una moschea a Ground Zero.

Tale proposta è giunta a poco più di un mese dal nono anniversario della strage delle Torri gemelle, e ha trovato i dissensi di circa il 60% degli americani. Per superare lo sgomento delle famiglie delle vittime, Obama ha affermato: “gli attacchi dell’11 settembre sono stati un evento profondamente traumatico per il nostro Paese. Il dolore e la sofferenza vissuta da chi ha perso i propri cari è inimmaginabile, quindi capisco le emozioni che questa vicenda provoca. Ground Zero è, per queste ragioni, un territorio sacro”.

Il presidente ha poi ribadito che al-Qaeda e Islam non sono la stessa cosa, e che la libertà religiosa negli Stati Uniti sarà sempre tutelata. Il gesto presidenziale voleva probabilmente dare un senso storico di pacificazione e unione fra culture e religioni diverse, e chiaramente lo scopo non era quello di andare contro gli interessi del proprio partito.

Nonostante ciò, è indubbio il senso di patriottismo e attaccamento alla radici culturali e storiche della Nazione degli statunitensi; l’evento del World Trade Center è stato così traumatizzante ed è così profondamente radicato nelle coscienze dei cittadini da non permettere un tale tipo di proposta, almeno per il momento. Obama non ha forse saputo ben comprendere i tempi con i quali questo tipo di approccio potrebbe essere fatto, e questo è andato al suo discapito. Proporre una così forte presenza islamica sul terreno in cui migliaia di statunitensi sono morti (a causa di estremisti islamici) è stato ovviamente un brutto passo falso.

Di fronte, quindi, a repubblicani che accusano gli avversari di voler imporre nuove tasse, analisti scettici sulla ripresa economica ed elettori sgomenti di fronte alla proposta presidenziale della moschea a Ground Zero, è chiaro il perché i Democrats siano in netto svantaggio nelle proiezioni di voto. La situazione è decisamente complicata e molto delicata, l’unico modo per cercare di risalire la china per il Partito democratico sarebbe quello di fare marcia indietro sulla questione moschea, e spingere invece su iniziative economiche che aiutino l’occupazione. Solo così, di fronte a una crescita occupazionale quasi pari a zero, si potrebbe riconquistare la fiducia di molti elettori perplessi. Una migliore condizione economico-sociale risolleverebbe gli animi e gli umori dei nordamericani, e potrebbe essere d’aiuto al partito democratico.

Il tempo stringe e il 2 Novembre è vicino, vedremo se Obama sarà in grado di aggiustare la situazione ed evitare una bruciante sconfitta alle elezioni di mid-term.

* Eleonora Peruccacci è dottoressa in Relazioni internazionali (Università di Perugia), collabora frequentemente al sito di “Eurasia”


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